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    Mostra a Roma racconta il ghetto di Minsk, tra atrocità e coraggio

    Per commemorare il 75° anniversario dello sterminio del ghetto di Minsk l’Ambasciata della Repubblica di Bielorussia in Italia in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Fondazione Museo della Shoah inaugurano il 13 ottobre a Roma la mostra fotografica “Il ghetto di Minsk, la morte della speranza”. Il ghetto di Minsk (20 luglio 1941 – 21 ottobre 1943) fu uno dei più grandi in Europa per numero di detenuti e il secondo più grande nel territorio occupato dell’ex Unione Sovietica. Oltre 100 mila ebrei detenuti nel ghetto. Non venivano solo dalla Bielorussia, ma dalla Germania, dall’Austria, dalla Repubblica Ceca, dalla Polonia. Solo tra il 2-3% dei detenuti è riuscito a fuggire. Ma nessun altro Paese europeo conobbe un movimento di resistenza ebraico di tale portata durante la seconda guerra mondiale, come la Bielorussia. Ci furono almeno 7 grandi pogrom nel ghetto di Minsk organizzati dai nazisti tra il 1941 e il 1943. Alla fine del 1942 furono uccisi oltre 90 mila ebrei. A partire dall’agosto del 1943, circa 20 mila ebrei, la maggior parte dei quali provenivano dal ghetto, furono uccisi dai gas di scarico in furgoni con camere mobili a gas che viaggiavano verso il campo di sterminio di Trostenets, per poi essere seppelliti o bruciati lì.  Il 21 ottobre 1943 è considerato l’ultimo giorno dell’esistenza del Ghetto. È il giorno in cui è iniziato l’ultimo pogrom. Tra il 21-23 ottobre 1943, i nazisti uccisero tutti i residenti del ghetto che erano ancora vivi.  La resistenza ebraica in Bielorussia durante la seconda guerra mondiale vide organizzazioni clandestine in oltre 80 ghetti. Fin dai primi giorni di esistenza del ghetto di Minsk, erano attive 22 organizzazioni sotterranee guidate da Isai Kasinets, Mikhail Gebelev, Girsh Smoliar e Matvei Pruslin. Hanno unito oltre 300 attivisti come parte del cosiddetto “podpolye” (movimento sotterraneo di resistenza). Organizzarono atti di sabotaggio nelle imprese e nelle stazioni ferroviarie tedesche, aiutarono 5000 persone a fuggire dal ghetto e divennero membri delle unità partigiane, raccolsero armi e medicinali per i partigiani, stamparono e distribuirono la stampa clandestina.  Tra le 7 e le 10 unità partigiane consistevano in ex residenti del ghetto di Minsk. Nessun altro paese europeo conobbe un movimento di resistenza ebraico di tale portata durante la seconda guerra mondiale.

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