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    7 ottobre 1943: la Comunità ebraica di Roma ricorda la deportazione di 2000 carabinieri

    “Il #7ottobre 1943, la deportazione di 2000 carabinieri nei Lager. Considerati di intralcio poiché per la loro fedeltà non si sarebbero mai resi protagonisti nè spettatori della deportazione degli ebrei romani avvenuta il #16ottobre1943. Che il loro ricordo sia di benedizione”. Con questo tweet la Comunità ebraica di Roma ricorda oggi il sacrificio di quei militari italiani giudicati dai tedeschi non affidabili, ambigui e ancor più colpevoli di aver preso parte non solo ai combattimenti a Roma, di nascondere le armi o di renderle inservibili, di avvertire chi stava per essere arrestato e di aiutare chi veniva rastrellato a fuggire, di non restare quindi inermi davanti alla barbarie contro la popolazione civile.

    Il 7 ottobre 1943, di primo mattino, paracadutisti tedeschi e SS circondarono le principali caserme dell’Arma della Capitale, bloccandone all’interno i Carabinieri che, ignari, attendevano alle loro occupazioni quotidiane, quasi sempre senza l’immediata disponibilità delle armi. Molti militari in forza alle Stazioni riuscirono fortunatamente a dileguarsi, spesso portando con sé il proprio armamento, grazie a tempestive segnalazioni di amici dei Carabinieri che, pur consapevoli dei rischi che correvano, in molti casi li aiutarono a trovare un momentaneo nascondiglio. Dei Carabinieri in servizio nella Capitale, oltre 2 mila, forse fino a 2.500 (il numero è incerto dal momento che i tedeschi bruciarono tutti gli archivi delle caserme dell’Arma occupate) furono però catturati e rinchiusi, per tutta la notte, nelle caserme Pastrengo, Podgora, Acqua, Lamarmora.

    Il giorno dopo, i militari trattenuti vennero avviati alle stazioni ferroviarie Ostiense e Trastevere e fatti salire su treni merci diretti a Nord, con la falsa notizia – fatta circolare ad arte per tranquillizzarli – che sarebbero scesi a Fidenza per essere impiegati nei territori del Nord Italia. In realtà, tutti i Carabinieri così catturati, furono deportati in campi di lavoro o di internamento in Austria e in Germania, allora unite nel Terzo Reich nazista o in Polonia, da dove oltre 600 non tornarono più e gli altri riuscirono a fare ritorno soltanto dopo mesi e mesi, due anni circa, di fatiche, sofferenze e stenti, nemmeno riconosciuti come prigionieri di guerra. 

    Il 16 ottobre, otto giorni dopo, messi fuori gioco i militari dell’Arma, migliaia di cittadini ebrei italiani furono catturati in tutta Roma e in particolare nel ghetto, in via Portico d’Ottavia. 1023 di loro furono avviati a Auschwitz: ne tornarono in 16, 15 uomini e una donna.

    “La nostra gratitudine per la loro dedizione ed un pensiero a chi ha sacrificato la propria vita per proteggere l’incolumità di tutti noi”, ha scritto in un tweet il vicepresidente della Comunità ebraica di Roma, Ruben Della Rocca.

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