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    Trump all’Onu: indica i Paesi ‘buoni’ e quelli ‘non buoni’

    L’America di nuovo grande, la guerra economica alla Cina e l’ammonimento all’Iran: Donald Trump ha riassunto la propria sfida al resto del mondo dal palco dell’Assemblea generale dell’Onu, che si e’ vista arrivare, nel luogo e nel momento piu’ solenne, lo schiaffo piu’ violento: Washington sborsera’ per il Palazzo di Vetro non oltre il 25% di fondi. Come Barack Obama nel 2016, il presidente americano si e’ presentato in leggero ritardo alla 73esima Assemblea generale per raccontare “i successi degli Stati Uniti” e mettere sull’avviso il mondo contro la “minaccia della dittatura iraniana”, dicendosi pronto a nuove sanzioni. L’intervento e’ durato 35 minuti e ha avuto solo un timido applauso finale; e una risata iniziale quando il capo della Casa Bianca si e’ presentato dicendo: “In meno di due anni la mia amministrazione ha ottenuto piu’ di ogni altra amministrazione nella storia”. Poi, la risata dell’aula. “Non mi aspettavo questa reazione ma va bene lo stesso”, e’ andato avanti Trump, prima di partire in un elogio delle azioni intraprese da Washington in politica estera, cominciando dalla Corea del Nord. Se nel 2017 il presidente americano aveva minacciato di “distruggere totalmente” Pyongyang, oggi ha apertamente elogiato il “coraggio” del suo interlocutore, Kim Jong-un. I ringraziamenti sono stati estesi anche ai leader di Corea del Sud e del Giappone. Subito dopo, Trump e’ tornato ad adottare i toni di un anno fa: gli attacchi piu’ feroci li ha riservati a Teheran, nonostante il tweet di qualche ora prima in cui aveva definito il presidente iraniano, Hassan Rohani, “una persona adorabile”. “Non possiamo consentire al principale sostenitore del terrorismo nel mondo di possedere le armi piu’ pericolose del pianeta” o “minacciare gli Stati Uniti o Israele”, ha aggiunto. “Chiediamo a tutte le nazioni di isolare il regime iraniano finche’ continuera’ la sua aggressione” e “di sostenere il popolo iraniano”, ha confermato. Con Rohani non vi e’ stato e non vi saranno incontri: “Ne’ quest’anno, ne’ l’anno scorso abbiamo mai fatto richiesta per un incontro con il presidente degli Stati Uniti”, ha dichiarato Rohani in un’intervista alla giornalista della Cnn, Christiane Amanpour, smentendo quanto aveva affermato prima Trump in un tweet. 

    C’e’ stato un incontro, invece, con Recep Tayyp Erdogan. Lo ha svelato un tweet del capo della comunicazione del presidente turco, Fahrettin Altun. Erano presenti anche le due first lady, Emine Erdogan e Melania Trump. Altun, nel tweet, definisce “sincero” il clima dell’incontro tra i due presidenti, che si erano scontrati negli scorsi mesi soprattutto per la decisione americana di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e per le sanzioni economiche con cui gli Stati Uniti hanno fatto crollare la lira turca lo scorso agosto. La Russia, nella visione del mondo enunciata da Trump all’Onu, non esiste. Nel suo discorso all’Assemblea generale dell’Onu, Donald Trump, non l’ha mai citata. Il presidente Usa ha stilato ha anche diviso diversi Paesi in due gruppi, distinguendo tra “posti buoni” e posti “non buoni”. Nella prima categoria ha inserito solo India, Arabia Saudita e e Polonia. Piu’ folto invece il secondo raggruppamento, formato da Iran, amici dell’Iran, Nicaragua, Paesi Opec, Siria, Paesi che non rispettano l’America. Nel gruppo dei paesi “non buoni”, Trump ha inserito anche la Germania e la Cina: lo squilibrio commerciale con Pechino “non puo’ essere tollerato”, ha tuonato. Comunque sia, buono o cattivo, “ciascun Paese presente in questa Assemblea deve potere gestire le migrazioni secondo le proprie politiche e i propri interessi, e gli Stati Uniti vogliono fare lo stesso”. E cosi’, nel nome dei propri interessi, viene stroncata anche la legittimita’ della Corte penale internazionale, chiamata a perseguire eventuali reati compiuti dai militari a stelle e strisce in Afghanistan: “Non ha alcuna autorita’, non gode di riconoscimento da parte degli Stati Uniti”, ha tagliato corto Trump, dando cosi’ un ulteriore colpo al multilateralismo, ragione d’essere dell’Onu. 

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