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    Commento alla Torà. Parashà di Ki Tavò: non si può fuggire dalla benedizione divina

    di Donato Grosser

    Questa parashà comprende alcune delle più belle benedizioni promesse al popolo d’Israele se osserveranno le mitzvòt che l’Eterno ha comandato loro. Nella Torà è scritto: “Se ascolterai la voce dell’Eterno tuo Dio, osservando ed eseguendo tutte le Sue mitzvòt che io [Moshè] ti comando oggi, l’Eterno tuo Dio ti porrà al di sopra di tutte le nazioni della terra. Verranno su di te e ti raggiungeranno tutte queste benedizioni se avrai dato ascolto alla voce dell’Eterno tuo Dio. Sarai benedetto in città e in campagna; sarà benedetto il frutto del tuo ventre, il prodotto della terra e il frutto del tuo bestiame; il parto delle tue mucche e gli agnelli del tuo gregge. Sarà benedetto il tuo cesto e la tua madia…” (Devarìm, 28-1-5).

    Le benedizioni continuano per altri nove versetti.

    R. ‘Ovadià Sforno (Cesena (1475-1550, Bologna) nel suo commento scrive che normalmente una persona cerca il successo e le benedizioni materiali. L’Eterno ha promesso a Israele che non è necessario affaticarsi, perché le benedizioni arriveranno senza alcuno sforzo da parte loro a condizione che Israele obbedisca e osservi le mitzvòt che l’Eterno ha comandato.

    R. Moshe Alshich (Adrianopoli, 1508-1593, Safed) commenta che l’espressione “e ti raggiungeranno” significa che le benedizioni correranno dietro a coloro che ascoltano le parole dell’Eterno e ne osservano le mitzvòt senza alcun motivo ulteriore e solo perché così ha comandato l’Eterno.

    R. Eliyahu Benamozegh (Livorno, 1823-1900) nel suo commento Panìm La-Torà (Devarìm, p. 51) offre una spiegazione di ispirazione cabalistica. Anch’egli afferma che l’espressione “ti raggiungeranno” appare non necessaria. Egli spiega che anche se una persona ha tutti i requisiti per ricevere il flusso (shefa’) della benedizione divina grazie ai suoi meriti, talvolta vi sono degli ostacoli che ne impediscono la discesa dall’alto al basso, sia per via degli intermediari celesti, sia per la natura della persona più o meno soggetta a malattie o a causa della vita più breve del normale. In questa situazione sarebbe quindi possibile dire che anche se la persona meritasse di ricevere il flusso della benedizione divina, questo flusso di benedizione non lo raggiungerebbe […].  Per questo nel versetto è scritto “E ti raggiungeranno […] se ascolterai le parole dell’Eterno tuo Dio”, in modo che non si possa pensare che vi sia una cortina che separi e impedisca la discesa della benedizione divina. R. Benamozegh aggiunge: E non sarai soggetto all’influenza degli intermediari celesti nello stesso modo in cui i maestri spiegarono [come scritto nel commento di Rashì a Bereshìt,  15:5] che l’Eterno disse ad Avraham che non era soggetto all’influenza di intermediari celesti e quindi avrebbe potuto avere dei discendenti. R. Benamozegh conclude quindi che il senso dell’espressione “e ti raggiungeranno” va compreso alla luce del versetto che lo precede dove è scritto “l’Eterno tuo Dio ti porrà al di sopra di tutte le nazioni della terra”.  Questo significa che mentre i popoli della terra sono sotto l’influenza di intermediari celesti, il popolo d’Israele riceve la benedizione direttamente dal Santo Benedetto ed è assicurato che le benedizioni lo raggiungeranno.

    R. Avraham Kroll (Lodz, 1912-1983, Gerusalemme) in Bifkudèkha Asìcha (p. 389) chiede quale sia lo scopo della parola “ti raggiungeranno” come se vi fossero delle persone che scappano quando stanno arrivando delle benedizioni. Egli aggiunge che prima di “ti raggiungeranno” è scritto “verranno su di te”.   La benedizione è quindi già arrivata e pertanto cosa altro è necessario?  R. Kroll aggiunge che un’espressione simile è scritta nei Tehillìm (Salmi, 23:6) dove re Davide chiede: “Ma che il bene e la Tua benevolenza mi raggiungano per tutti i giorni della mia vita…”.   Citando l’opera Dèghel Machanè Efràim (di R. Moshè Chayim Efraim di Sudlikov, nipote del Ba’al Shem Tov), R. Kroll spiega che gli esseri umani non sanno sempre cosa sia di loro beneficio e talvolta fuggono erroneamente da una cosa che ritengono sia per loro nociva. Per questo motivo re Davide chiedeva che il bene divino lo raggiungesse per tutti i giorni della sua vita anche se lui lo rifuggiva perché riteneva che fosse una cosa a lui nociva.    

     

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