Dietro il mondo di Englander la critica americana ha intravisto Groucho Marx e Woody Allen, Roth e Malamud. E “Per alleviare insopportabili impulsi” è secondo molti il manifesto in cui la scrittura yiddish e americana vengono a patti con la contemporaneità.
Il libro racchiude nove storie in cui l’ironia fa da collante a delle trame che in comune hanno ben poco. Vi è un uomo religioso con irrefrenabili istinti da soddisfare, e sotto consiglio di un rabbino, ricorre all’aiuto di una prostituta. Un ragazzo particolare passa la vita a scrivere senza pubblicare neanche un riga. All’improvviso si ritrova in prigione per essere giustiziato nella Russia di Stalin insieme a ventisei scrittori ebrei dissidenti più o meno famosi.
A queste due storie se ne affiancano altre sette che divergono nello spazio e nel tempo ma che fanno della tragicomicità il proprio denominatore comune. Questi racconti si inseriscono nella tradizione ebraica ma intendono rivolgersi a un pubblico ben più vasto: ai lettori che sono sempre alla ricerca di qualcosa e che in mancanza di risposte non possono che continuare a indagare ciò che sta loro intorno e perché no, anche ciò che è nascosto dentro di loro.