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    Clara Sereni fu ebrea per scelta. Ogni sua opera un’emozione

    “Scrittrice colta, sensibile e raffinata. Una donna che ha speso gran parte della sua esistenza al servizio della comunità e delle persone più svantaggiate”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella definisce Clara Sereni, scomparsa il 25 luglio scorso a Zurigo.

    La Sereni diceva che gli scrittori si dividono in coloro che stanno bene quando scrivono e coloro che patiscono: inserendosi nella seconda categoria, la scrittrice (ma anche giornalista e traduttrice), è stata capace di tramutare le emozioni, le sensazioni e i sentimenti della propria vita in opere letterarie. E così in ogni libro compare un po’ di sé: le proprie origini ebraiche nel ”Taccuino di un’ultimista” (1995), nel quale si definisce ”ebrea per scelta più che per destino”, i propri ricordi in ”Casalinghitudine”, ricettario molto particolare nel quale ogni piatto è associato a un momento del passato, la sua vita adolescenziale nel periodo del ’68 in ”Via Ripetta 155”, gli intrighi politici vissuti nella sua esperienza come vicesindaco di Perugia dal ’95 al ’97 in ”Passami il sale”, romanzo nel quale la scrittrice racconta anche la sua esperienza come madre di Matteo, che fin da bambino ha sofferto di problemi di autismo e psicosi.

    Il nostro pubblico la ricorda sicuramente per ”Il gioco dei regni”, pubblicato del ’93 e tra i libri più apprezzati della scrittrice. Un inizio da romanzo, un’oscura maledizione antiebraica a Roma. La storia del Novecento, ebraico e non solo, corre nel libro all’ombra di due grandi utopie: il Comunismo e il Sionismo, e in questo contesto una vicenda famigliare, quella dell’autrice, ricostruita tra memorie, lettere, diari, documenti pubblici e privati che danno conto di storia ed emozione dei fratelli Sereni, in particolare Enzo ed Emilio, alla fine divisi in modo irreparabile.

    Clara Sereni ha rivolto, (come detto), anche il suo impegno al giornalismo e alla traduzione: è stata editorialista per i quotidiani ”L’Unità” e il Manifesto, e ha tradotto e curato opere di Balzac, Stendhal e Madame de La Fayette.

    I problemi del figlio l’hanno anche condotta verso un impegno sociale: nel 1998 ha promosso la Fondazione Città del sole – Onlus, (di cui ha rivestito fino al 2009 il ruolo di Presidente) che si impegna a favore prevalentemente di disabili psichici e mentali gravi e medio-gravi, e nel 2004 ha partecipato al film documentario girato dal marito Stefano Rulli, dal titolo ”Un silenzio particolare”, sull’esperienza di vita con Matteo

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