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    Subiaco ricorda Mons. Igino Roscetti che salvò molti ebrei dalla deportazione

    “Un uomo coraggioso e intelligente che ha capito la gravità del momento ed ha agito”, con queste parole il Rabbino Capo di Roma Riccardo Shmuel Di Segni ha definito Mons. Igino Roscetti – nato a Subiaco il 17/04/1911 e ivi defunto il 06/12/1990, dal 1937 Parroco della Chiesa di Sant’Andrea e, dopo la Seconda guerra mondiale Vicario Generale della Diocesi di Subiaco – che, insieme ad altri ecclesiastici e impiegati del Comune, si impegnò per fornire agli ebrei assistenza, luoghi di rifugio, documenti e tessere annonarie false – in particolare con la collaborazione del Monastero di Santa Scolastica e del Comune con l’aiuto di Quintilino Antonucci e Maria Luisa Bagnani – e per far liberare coloro che erano stati arrestati dai nazisti. Il Comune di Subiaco e la Comunità ebraica di Roma lo hanno voluto ricordare durante l’evento “Chi salva una vita, salva un mondo intero (Talmud Sanhedrin 37a). Il salvataggio della famiglia Perugia da parte di Mons. Igino Roscetti” svolto presso la Biblioteca Comunale sublacense, che ha visto la partecipazione di un folto pubblico.

    La Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello, prendendo ad esempio l’attività di Mons. Roscetti, ha messo in evidenza come sia necessario ricreare il modello del valore della vita e del rispetto, un esercizio di coscienza e di umiltà necessario e fondamentale per costruire un futuro migliore. Nel sottolineare l’impegno del Comune per ricordare gli orrori della Seconda guerra mondiale, il Sindaco di Subiaco Francesco Pelliccia ha delineato l’importante attività di Mons. Roscetti, mettendo anche in evidenza il suo impegno nella ricostruzione della città dopo il conflitto: negli anni Cinquanta creò il “Laboratorio Scuola S. Benedetto”, istituendovi corsi di formazione professionale che in seguito diventarono una vera e propria industria nel settore delle confezioni in maglieria e sartoria; negli anni Sessanta/Settanta realizzò la Scuola Materna “Maria Immacolata” e istituì anche un Oratorio domenicale per i ragazzi.

    Egli scrisse un memoriale che, tramite le nipoti Anna ed Elena Fedeli, è arrivato nelle mani del Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni che lo ha dato allo staff del Dipartimento Beni e Attività Culturali della CER e, grazie all’impegno di Gabriella Yael Franzone (Coordinatrice del DiBAC) e di Silvia Haia Antonucci (Responsabile dell’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma “Giancarlo Spizzichino”) è stato possibile rintracciare due delle persone salvate da Mons. 

    Roscetti e i discendenti degli altri: scamparono alla deportazione 4 fratelli figli di Cesare Israele e Laura Sermoneta – Ester, Pellegrino, Umberto e Amedeo – e un nipote, Giovanni, con le relative famiglie.

    Ester Perugia, all’epoca dei fatti vedova di Isacco Di Nepi, grazie a Mons Roscetti si rifugiò presso il Monastero delle Benedettine di S. 

    Giovanni Battista a Subiaco, ebbe tessere annonarie false e poté nascondere la merce del negozio che gestiva insieme al fratello Pellegrino a Roma; insieme a lei furono salvate anche le figlie Grazia con il marito Renato Caviglia che furono nascosti presso un convento di suore ed ebbero documenti falsi, e Italia con il marito Rubino Della Rocca e i loro figli Amedeo, Cesarina e Gianfranco che si rifugiarono a Jenne nella valle dell’Aniene, e poi a Roma a via Palestro ed ebbero anche tessere annonarie false. Pellegrino Perugia, coniugato con Elvezia Tagliacozzo, poté avere tessere annonarie false e andò a Vignola, presso la signora Maria “Pistella”, alla la Rocca abbaziale dei Borgia di Subiaco e poi a Roma a via Palestro. Umberto Perugia e la moglie Rosa Funaro si rifugiarono nell’ossario del Cimitero di Subiaco. Giovanni Perugia, figlio di Grazia sorella di Ester, Pellegrino, Umberto e Amedeo, fu nascosto insieme allo zio Pellegrino.

    La vicenda di Amedeo Perugia, con la moglie Cesarina Di Veroli e le figlie Laura e Sandra, è stata ricostruita più nel dettaglio in quanto è stato possibile rintracciare le due figlie di cui una, Sandra è intervenuta all’evento a Subiaco a cui hanno partecipato molti parenti dei salvati che, commossi e riconoscenti, hanno ascoltato la descrizione dell’attività di Mons Roscetti a favore dei loro congiunti attraverso le parole del Vescovo di Tivoli e di Palestrina Mons. Mauro Parmeggiani, del giornalista Fabrizio Lollobrigida, marito di Anna Fedeli nipote di Mons. Roscetti, e di Silvia Haia Antonucci che, dopo aver sottolineato che chi ha salvato gli ebrei durante la Shoah ha compiuto un atto estremamente coraggioso da prendere ad esempio e monito in quanto la maggior parte della popolazione, invece, ha girato il viso altrove, ha narrato i fatti più importanti della storia della famiglia di Amedeo e Cesarina attraverso l’intervista effettuata alla loro figlia Laura che non è potuta essere presente all’evento. A seguito della razzia avvenuta a Roma il 16 ottobre 1943, la famiglia di Amedeo andò ad Affile, vicino Subiaco, da un amico ma, dopo poco tempo, dovettero tornare a casa. Nel frattempo nella città erano arrivati i nazisti e Amedeo non si sentiva al sicuro, quindi si rifugiò con la famiglia in campagna, a Vignola, presso la signora Maria “Pistella”. Il 03/12/1943 entrarono in casa i nazisti: furono arrestati i genitori mentre le bambine (Laura aveva 6 anni ma dissero che ne aveva 4 e Sandra aveva 4 anni ma dissero che ne aveva 3 in quanto sapevano che sotto i 6 anni i bambini non venivano arrestati) restarono dalla “Pistella”. A casa di questa signora la sera vi era uno strano “via vai” di nazisti: le bambine riferirono questo fatto a Don Igino che era amico di famiglia e ogni tanto andava a trovarle per verificare che stessero bene, e quindi lui le portò prima al Monastero di Santa Scolastica e poi a Roma dai nonni materni Settimio ed Ester Tagliacozzo. Sempre con il supporto di Mons. Roscetti, le bimbe, insieme alla nonna, si rifugiarono dalle suore al Monastero delle Benedettine di S. Giovanni Battista a Subiaco dove dovettero pagare una sorta di retta. Nel frattempo, a seguito del bombardamento

    (25/05/1944) durante il quale fu danneggiato anche il carcere, i coniugi Perugia riuscirono a scappare e si rifugiarono prima presso un contadino e poi, dopo il 04/06/1944, poterono andare a Roma finalmente liberata per riunirsi con le figlie e tornare quindi a casa.

    Sandra Perugia, che ha partecipato all’evento, ha ricordato le vicende che hanno coinvolto la sua famiglia durante la Shoah ed ha mostrato in modo commosso la sua profonda gratitudine verso Mons. Roscetti. La testimonianza è stata arricchita dalla lettura di alcuni passi tratti dal manoscritto di Mons. Roscetti effettuata dal nipote Federico De Angelis. Era presente anche l’Assessore alla Cultura del Comune Angela Marocchini; ha moderato l’evento Claudio Procaccia (Direttore del Dipartimento Beni e Attività Culturali della CER).

    Silvia Haia Antonucci

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