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    Kaddish: in quella preghiera il rapporto tra padre e figlio

    Nathan Englander è un autore americano apprezzato per la vena ironica con cui dipinge certi ambienti ebraici americani. Kaddish.com (Einaudi, 208 p., 18,50 euro) è il suo nuovo romanzo e qui l’ironia yiddish si confonde con le contraddizioni e le fragilità dei tempi che corrono. 

    Siamo nel 1999 e Larry è ormai lontano dal mondo ortodosso in cui ha vissuto per anni, ora conduce tra eccessi la vita da ateo, al contrario di sua sorella Dina, moglie di Avi e ancora legata alla tradizione. Alla morte del padre spetta a Larry il gravoso compito di pronunciare il Kaddish, ogni giorno per i successivi undici mesi. Pur soffrendo della grave perdita, il protagonista non accetta di venire nuovamente a patti con il vecchio mondo di cui rifugge alcuni dogmi. È così che si affida a un sito, Kaddish.com, in cui trova un sostituto: il giovane Chemi, con il quale stipulerà un contratto. Un libro ancora acerbo e poco rifinito, il cui lessico è arricchito da numerosi termini ebraici non tradotti e in cui il riferimento a Philip Roth è fin troppo manifesto. Un romanzo volutamente dissacrante che si interroga sul rapporto padre-figlio, su alcune peculiarità del mondo ebraico americano muovendosi goffamente tra orizzonti temporali sfalsati. 

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