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    Durissimo scontro verbale Usa-Iran, la furia di Trump contro presidente Rohani

    ‘Torna altissima la tensione tra Washington e Teheran. A scatenare l’ira del presidente americano le dichiarazioni del leader della Repubblica islamica, che aveva ammonito gli Usa: basta con la vostra politica ostile. “La pace con l’Iran – aveva detto Rohani – e’ la madre di tutte le paci, ma la guerra con l’Iran e’ la madre di tutte le guerre”. Parole che hanno mandato su tutte le furie Trump che poco prima della mezzanotte di domenica – era appena tornato alla casa Bianca dalla sua tenuta di Bedminster, in New Jersey – ha messo mano allo smartphone con un messaggio scritto a caratteri cubitali: “Non siamo piu’ un Paese che stara’ fermo di fronte alle vostre stupide parole di violenza e di morte”. “Mai piu’ minacce agli Stati Uniti, o pagherete conseguenze come pochi nella storia. State attenti!”. 

    La risposta da Teheran non si e’ fatta attendere ed e’ altrettanto dura e rivolta al presidente Usa: “Quelle di Trump sono affermazioni fatte da una persona incapace e stupida come lui”, ha detto il capo della Giustizia iraniana Sadegh Amoli Larijani, aggiungendo che “ogni mossa illogica e poco saggia degli Usa porterà a una risposta indimenticabile dell’Iran che rimarrà nella storia”. Ad alzare il livello dello scontro verbale ci ha pensato il ‘falco’ John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale: “Il presidente Trump mi ha detto che se l’Iran farà qualcosa di negativo pagherà un prezzo che solo pochi Paesi hanno pagato finora”. Pesanti anche le affermazioni del segretario di stato Mike Pompeo, che ha definito l’Iran un Paese in mano alla mafia, puntando il dito sull’ayatollah Ali Khamenei accusando di possedere un fondo speculativo segreto e personale da 95 miliardi di dollari, per altro non tassato e a cui attingono le Guardie islamiche rivoluzionarie. “Il livello di corruzione e ricchezza tra i leader del regime di Teheran – ha aggiunto il capo della diplomazia Usa – dimostra che l’Iran é gestito da qualcosa che somiglia alla mafia più che a un governo”. Sostegno viene dal premier israeliano Benjamin Netanyahu che plaude alle parole che definisce “determinate” usate da Trump e Pompeo, contro un regime – sottolinea – che “per anni è stato viziato dalle potenze. Fa piacere vedere che gli Stati Uniti cambiano ora quell’atteggiamento errato”. Un riferimento neanche tanto velato all’amministrazione Obama ma anche all’Europa, colpevoli di aver dato credito a Teheran stipulando lo storico accordo sul programma nucleare iraniano nel luglio del 2015.

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