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    Problemi di Halakhà contemporanea alla luce della Parashà settimanale. Parashà di Devarìm 5778. Giudicate con giustizia (Deut. 1, 16)

    Domanda:

    Accadde in una scuola ebraica in Brasile. Reuvèn entrò in classe e trovò sul suo banco una cartella. Prese la borsa e la lanciò su un altro tavolo. Entrò Shimòn e trovò sul suo banco la borsa lanciata da Reuvèn e a sua volta la lanciò su una sedia. Entrò quindi nell’aula il padrone della cartella il quale trovò il prezioso computer che in essa si trovava irrimediabilmente sfasciato. Chi deve rimborsare il padrone della computer? Reuven e Shimòn si accusano l’un l’altro del danno commesso ed entrambi si considerano incolpevoli.

     

    Risposta

    La spesa non può essere suddivisa poiché entrambi gli alunni si rifiutano di pagare anche una parte dell’importo dichiarandosi innocenti e non vi sono prove in merito. Nella Parashà di Devarìm è scritto: giudicate con giustizia (Deut. 1, 16) e da ciò i Maestri imparano che chi chiede di essere risarcito deve portare delle prove che accertino la colpevolezza di un presunto responsabile (Bavà Kamà 35a).

    Il Rambàm (Chovèl U-Mazìk 1, 18) ritiene che a volte ci si possa basare anche sul calcolo delle probabilità. Pertanto è possibile nel nostro caso valutare – in presenza di testimoni – se il lancio della cartella effettuato da Reuvèn fu tale da causare la rottura del computer che vi si trovava. In tal caso Reuvèn dovrà pagare l’intera cifra. In caso contrario sarà Shimòn a dover risarcire il padrone del computer.

    Lo Shulkhàn ‘Arùkh sembra essere in disaccordo con il Rambàm. Infatti è scritto: “I danni devono essere risarciti solo con prove certe e dopo aver ascoltato dei testimoni di comprovata moralità. Ad esempio, un toro al pascolo, noto per la sua aggressività, accanto al quale si trova un toro morto con segni di morsi sul corpo o con segni di incornate, non è da considerare colpevole a priori e il suo padrone non deve risarcire il padrone dell’animale ucciso”. (Choshèn Mishpàt 408)

    In realtà, non vi è però discussione tra il Rambàm e lo Shulchàn ‘Arùkh. Nel caso citato da Rabbì Yosèf Caro, non vi sono testimoni che possano attestare un’azione commessa dal toro aggressivo, nei casi proposti dal Maimonide, invece, si sa per certo l’autore dell’azione peccaminosa e l’unica incertezza è data dal dubbio che tale atto abbia causato il danno.

    Conclusione

    Rav Eliashìv z”l, interpellato dal Tribunale Rabbinico brasiliano, decretò di considerare entrambi le opportunità. Come lo Shulkhàn ‘Arùkh, in caso di mancanza di testimoni, Reuvèn e Shimòn devono essere esentati dal pagamento del danno, non potendo stabilire il vero colpevole. Come il Rambàm, in presenza di testimoni, si consideri la veemenza con cui Reuvèn lanciò la cartella. Se la forza era tale da poter causare la rottura del computer in questa contenuto, solo Reuvèn dovrà risarcire per il danneggiamento. Altrimenti, l’intera cifra dovrà essere addebitata a Shimòn.

    Rav Roberto Colombo

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