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    Coronavirus: Segre, cari ragazzi prendete per mano l’Italia

    “Cari ragazzi, tocca a voi. Prendete per mano i vostri genitori, i vostri professori. In questo momento d’incertezza prendete per mano l’Italia”. A lanciare l’appello è la senatrice a Vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, in una lunga intervista a “Il Corriere della Sera” in occasione dei 90 anni che compirà il 10 settembre. Durante il lockdown “sono stata a casa mia a Milano. È stata molto dura, mi mancavano i miei figli e i miei nipoti, mi percepivo meno forte e affiorava di tanto in tanto la paura di morire da sola”, racconta Segre. “La città fuori era deserta, arrivavano solo le sirene delle ambulanze. Nella mia mente evocavano altre sirene, quelle dei bombardamenti, prima che mi deportassero, quando dovevamo correre nei rifugi”. Tuttavia “io provo ancora speranza. Mi arriva innanzitutto dalle tantissime storie di eroi sanitari, medici e infermieri che hanno scelto di stare dalla parte giusta. Sono loro i vincenti, non gli sciacalli”, dichiara Segre. “E poi ci sono i ragazzi. Non ci sono solo quelli che vanno in discoteca appiccicati, rischiando di trasmettere il Covid ai nonni e ai genitori. Ce ne sono di meravigliosi. Purtroppo i vecchi intubati soccombono. Ecco perché – sottolinea – tocca ai più giovani in questo momento passarsi tra loro una parola d’ordine, quella di un sacrificio coraggioso, di essere, finché non avremo un vaccino, come Enea che porta sulle spalle il padre Anchise. Sarebbe davvero un inno alla vita”. Nell’intervista Segre spiega che non tornerà ad Auschwitz. “Non lo reggo. Anche se mi dispiace moltissimo perché lì ho perso le persone più care. Mio padre è stato la figura più importante della mia vita. Mia madre Lucia è morta quando avevo un anno e mezzo, così lui è stato tutto. Mi ha amato e io lo ho amato con tutta me stessa”, racconta. “Resta il grande nodo irrisolto della mia vita. Il dolore più grande del mondo ce lo siamo dati reciprocamente: io per la sua perdita, lui perché quando ha lasciato la mia mano sulla rampa di Auschwitz-Birkenau, non credo pensasse che ce l’avrei mai fatta”.(ANSA). 

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