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    Mia zia Settimia Spizzichino, a venti anni dalla scomparsa

    Vent’anni fa, il 3 luglio 2000, mia zia Settimia Spizzichino è venuta a mancare.

    Una donna che tutti conoscono come colei che è sopravvissuta ai campi di sterminio, l’unica donna a tornare dalla retata nazista del 16 ottobre nel quartiere ebraico di Roma.

    Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma, ha dichiarato: “Sentiamo fortemente la mancanza di Settimia. Soprattutto in un’epoca in cui antisemitismo, violenza e pregiudizio riaffiorano con forza. Una persona mossa dal dovere di raccontare l’orrore subìto sulla propria pelle, cercando di superare le inguaribili ferite dell’anima. Era convinta e consapevole che far conoscere quell’inferno fosse l’unico modo per restituire una storia, una dignità e una memoria a chi purtroppo è rimasto in quei campi di sterminio. Una donna forte e determinata, vera “partigiana” della memoria a differenza di altri che oggi dovrebbero rappresentare quei valori, ma lo fanno indegnamente.”

    Anche Nicola Zingaretti, segretario del PD e presidente della Regione Lazio, ha dedicato un pensiero a Settimia su Facebook: “Vent’anni fa ci lasciava Settimia Spizzichino, tra i deportati da Roma il 16 ottobre 1943 lei è l’unica donna sopravvissuta alla Shoah. Di Settimia ricordo la passione, la tenacia e il coraggio che non le ha mai fatto smettere di raccontare l’orrore dei campi di sterminio. Grazie per le tue parole, grazie per aver trasformato tanti giovani in testimoni”.

    “Il suo impegno per non dimenticare quell’orrore e per trasmettere la memoria ai giovani deve essere un esempio per tutti”. Ha scritto la sindaca di Roma Virginia Raggi su Twitter.

    Nonostante siano passati vent’anni, ricordo tutto di quella sera in cui papà ricevette la chiamata e scappò in ospedale da lei. Zia Settimia era la colonna portante della nostra famiglia. Colei che quando mancava si sentiva la sua assenza in casa e quando andavo a trovarla aveva sempre un nuovo gioco da fare. Avevo solo sei anni quando ci lasciò e tante cose cominciai a capirle più avanti. Lei che non ci parlava mai del passato che si portava dentro. Una cicatrice invisibile sul cuore e un tatuaggio sul braccio a ricordarle perennemente quei campi di sterminio da cui lei voleva scappare per il solo desiderio di raccontare al mondo che cosa fosse accaduto veramente. Vent’anni che non è più con noi, ma la sua memoria è più presente che mai nel ricordo di tutti quei giovani che hanno avuto modo di incontrarla e sentire la sua testimonianza.

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