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    Egitto. L’odio anti-israeliano si fa fiction. Il caso di “El Nehaya”

    2120. In un’aula di una scuola egiziana un insegnante racconta ai suoi studenti della «guerra per liberare Gerusalemme» avvenuta circa cento anni dopo la fondazione dello Stato d’Israele e di come gli ebrei «corsero via e ritornarono ai loro paesi di origine» in Europa. È così che si apre “El Nehaya” (La fine), la serie tv egiziana in trenta episodi ambientata in un futuro distopico in cui Israele non esiste più e gli Stati Uniti, «i sostenitori più importanti dello stato sionista», si sono ormai divisi.

    Un’opera di fantasia che, sotto la coperta della finzione e della fantascienza, rappresenta la più subdola propaganda anti-ebraica. Inevitabile la reazione del governo israeliano, che per bocca del ministra degli Esteri Yisrael Katz ha definito “El Nehaya” «infelice e inaccettabile» tanto più perché i due paesi «hanno un trattato di pace da 41 anni».

    Aspetto tutt’altro che secondario, il fatto che “El Nehaya” è prodotta da Synergy, una delle maggiori società del settore dell’Egitto, legata al presidente Abdel Fattah al Sisi, e che viene trasmessa dalla rete televisiva On, la cui proprietà è filo-governativa.

    The Jerusalem Post ha chiesto espressamente al governo di Israele di prendere provvedimenti concreti nei confronti dell’Egitto, non fermandosi alle «blande rimostranze verbali». Il quotidiano israeliano cita anche una clausola del trattato di pace del 1979 che stabilisce che le due parti debbano «astenersi dal fare propaganda ostile una contro l’altra».

    “El Nehaya” è stata lanciata durante il ramadam, periodo in cui gli ascolti televisivi sono all’apice e più volte i paesi musulmani hanno messo in onda fiction che demonizzano gli ebrei e Israele. Basti ricordare che, nel 2002, sempre l’Egitto mandò in onda “Horseman without a horse”, una sorta di rappresentazione antisemita dell’attuazione dei Protocolli degli Anziani di Sion. O ancora nel 2017 “Kalabsh” aveva come protagonista una donna ebrea americana che con ogni mezzo cercava di convincere un diplomatico egiziano a danneggiare la sicurezza nazionale del suo paese. Oppure lo scorso anno i telespettatori egiziani hanno potuto godersi la visione di “Alzyb’a”, in cui gli ebrei erano i perfidi padroni del mondo. È sempre fiction, ma rappresenta bene il reale odio che in forma più o meno smaccata circonda Israele.

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