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    “MIA MADRE CI ABBANDONO’ PER FARE LA GUARDIANA AD AUSCHWITZ”. LA STORIA RACCONTATA DALLA FIGLIA HELGA SCHNEIDER

    “Mia madre abbandonò mio padre al fronte e i suoi due figli piccoli, me e mio fratello, per andare volontaria a fare la guardiana ad Aushwitz Birkenau. Posso perdonare oggi, anche se a fatica, ciò che ha fatto a noi, ma non quello che ha fatto agli ebrei che erano sotto la sua sorveglianza, deportati, accolti con i cani, mandati nelle camere a gas”. Così Helga Schneider, scrittrice tedesca naturalizzata italiana, ha portato ieri la sua testimonianza, in occasione della giornata del 25 aprile, nel corso della trasmissione Le Lunatiche su Rai Radio 2. 

    Nata 83 anni fa in Slesia, territorio tedesco che dopo la seconda guerra mondiale sarà assegnato alla Polonia, venne abbandonata a Berlino nel 1941, all’età di 4 anni insieme a suo fratello Peter di 19 mesi, con il padre già al fronte, dalla madre che arruolatasi come ausiliaria nelle SS diverrà guardiana al campo femminile di Ravensbrück e successivamente a quello di Auschwitz-Birkenau. Nel dicembre del 1944 Helga e suo fratello Peter, grazie alla zia Hilde collaboratrice nell’ufficio di propaganda del ministro Joseph Goebbels, vengono scelti, insieme a molti altri bambini berlinesi, per essere ‘i piccoli ospiti del Führer. Sul suo incontro con Adolf Hitler Helga, da oltre 50 anni in Italia, dice: “Ricordo un uomo vecchio, con uno sguardo ancora magnetico ma dal passo strascicato, la faccia piena di rughe e la stretta di mano molle e sudaticcia”. Quanto alla madre: “Io sono totalmente il contrario, ho scritto 15 libri e tutti contro il nazismo, contro Hitler, contro il regime nazionalsocialista, contro la guerra che Hitler ha voluto a ogni costo”. 

    Dalla sua storia e soprattutto dal desiderio di poter rivedere la madre per capire le ragioni di un abbandono così straziante, l’autrice ha tratto la forza di scrivere numerosi libri, in particolare ‘Lasciami andare madre’, edito da Adelphi – sulla decisione di rivedere la madre dopo ventisette anni: “oggi ti rivedo madre – scrive nel libro -, e mi domando se nel frattempo tu abbia capito quanto male hai fatto ai tuoi figli”. Dopo pochi formali abbracci, la madre la conduce verso un armadio dentro al quale è riposta una perfetta uniforme nazista. Sospira, nostalgica. Le offre addirittura manciate d’oro, l’oro maledetto rubato agli ebrei, e Helga fugge via inorridita, scappa, corre per le scale, si allontana per sempre da lei e da quella implacabile fedeltà. Helga scappa, corre per le scale, si allontana per sempre da lei e da quella implacabile fedeltà.

    Passeranno altri vent’anni prima che Helga Schneider quando Helga le porterà il figlio, nato nel paese che era diventato il suo, l’Italia. Helga ha deciso comunque che questo incontro sarà l’ultimo. Ma occorrerà che la figlia chieda tutto, e che la madre racconti tutto: l’una e l’altra cosa accadranno, ma come sempre in termini molto diversi da quelli previsti.

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