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    Covid-19, monitorare i contagiati: in Italia si adotta il modello israeliano

     di Valerio Abbate

    La grande pandemia di Covid-19 ha portato ogni nazione ad affrontare paure ed è in momenti come questi che i governi si adoperano maggiormente per la sicurezza dei cittadini mettendo in secondo luogo i loro diritti.

    Da controlli effettuati dalle compagnie telefoniche risulta che il 40% delle persone in Italia si sposta. Troppe considerando il numero dei contagi e dei positivi.

    Proprio per questo da settimane in Italia si parla di “geotracking” per affrontare la fase 2. L’Italia mette in circolo l’idea dell’utilizzo futuro di un’app di nome “Immuni”, applicativo di raccolta dati centralizzata attraverso l’analisi delle celle telefoniche, permettendo di tracciare i cittadini dichiarati positivi e avvisare le persone vicine al loro tragitto e individuare in tempo reale il nascere di eventuali focolai.

    E’ stato preso come punto di riferimento il modello israeliano.

    In Israele già dallo scorso mese il primo ministro Benjamin Netanyahu ha autorizzato l’agenzia di sicurezza interna “Shin Bet” ad attingere ai dati dei cellulari delle persone infette da SARS-COV-2, tramite l’ausilio di metodi utilizzati in passato per il controllo dei terroristi islamici basandosi sulla raccolta di dati mobili direttamente da parte dei provider di servizi, al fine di tracciare i loro spostamenti, i percorsi da loro effettuati, e poter eseguire un’analisi accurata delle persone che ne sono venute a contatto, delle persone che hanno incrociato le loro strade al fine di evitare eventuali contagi.

    Una volta avuta la mappatura dei movimenti, le persone che si trovavano a breve distanza dagli infetti vengono avvisate con un sms e indotte a isolarsi immediatamente, pena la reclusione fino a sei mesi.

    Questa scelta seppure ancora incerta sta creando diversi dibattiti socio-politici soprattutto in termini di privacy. Prima di tutto bisognerebbe capire se un’ app capace di geolocalizzare centinaia di migliaia di persone sia conforme al Regolamento generale per la protezione dei dati (GDPR).

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