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    Emergenza corinavirus. Riscoprire i valori della famiglia e della nazione

    In Europa almeno, ce l’eravamo dimenticati in molti decenni di fortunata esenzione dalle grandi catastrofi collettive – guerre, carestie, epidemie. Ma adesso siamo purtroppo costretti a vedere come l’emergenza sospenda fra le altre cose (prospettive economiche, vita associativa, divertimenti, istruzione, molti diritti e possibilità dati per scontati in tempi comuni), anche la normale vita politica. Non che i conflitti delle ideologie e degli interessi collettivi spariscano, come si vorrebbe in maniera un po’ troppo ottimista, ma cedono il passo ai bisogni della gestione del pericolo. Si chiede unità e solidarietà per superare il momento difficile. Riemergono allora le unità naturali a cui ci si sente davvero legati. Ci si preoccupa della famiglia, anche dei parenti lontani che normalmente si vedono poco; le presenze misurano le amicizie. Ma, dopo la famiglia e il gruppo ristretto degli amici viene fuori con chiarezza che l’unità naturale della solidarietà forte (e quindi degli obblighi, dei sacrifici, della dedizione, della preoccupazione) ha ancora le dimensioni della nazione o del popolo, non solo quelle ristrette della città o del paese, ma neppure quelle universali dell’intero pianeta o anche dei continenti, come l’Europa. Alle finestre gli italiani espongono il tricolore e cantano l’Inno di Mameli, non la bandiera blu dell’Europa o l’Inno alla Gioia di Beethoven. Per gli ebrei italiani la solidarietà è doppia, con l’Italia e con Israele, e doppia la preoccupazione. E’ un riflesso immediato, non ideologico. Questa dimensione più stretta della soliderietà non porta a ignorare o tanto meno a disprezzare gli altri o non sentirsi solidali anche con loro; ma a capire con chi si condivide davvero immediatamente la crisi, il lutto, l’angoscia, l’attesa della soluzione positiva. Da questa base immediata nascono altre solidarietà più vaste basate sulla comune condizione umana e sul pericolo condiviso. E’ il momento, per chi sente il bisogno di riflettere, di ripensare a questo livello pre-politico di responsabilità e solidarietà collettiva, su cui si fonda in definitiva la dimensione politica. Un suggerimento, per chi ha voglia di leggere e di pensare è il bel libro dello studioso israeliano Yoram Hazony, Le virtù del nazionalismo (Guerini).

     

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