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    Israele: è di nuovo stallo politico

    La situazione politica in Israele si ingarbuglia di nuovo. Per capire quel che succede bastano pochi numeri. I membri del parlamento sono 120 (maggioranza 61). Il blocco di centrodestra ha 58 eletti, quello di centrosinistra 40. La lista antisionista e sostenitrice della “resistenza”, cioè del terrorismo (votata in maggioranza dagli arabi, ma anche da ebrei che sono contrari al progetto dello stato nazionale ebraico) ne ha 15. Lieberman che è uscito dallo schieramento di destra per odio contro Netanyahu, 7. Gli ultimi tre numeri non si possono sommare per formare un governo, dato che Lieberman e gli “arabi” si sono dichiarati reciprocamente incompatibili. Ma sono uniti, anche al resto del centrosinistra, dall’odio per Netanyahu. E in effetti la sola proposta comune che hanno in questo momento è una legge per squalificare i deputati rinviati a giudizio dalla candidatura a primo ministro. Al momento ce n’è uno solo, Netanyahu; Gantz è indiziato di gestione fraudolenta della sua azienda, ma non è stato (ancora) rinviato a giudizio. Questa legge è uno schiaffo in faccia alla maggioranza di chi aderisce al progetto sionista (escludendo i 15 “arabi”: 58 contro 47) che ha votato per Netanyahu e praticamente il suicidio per Gantz. Infatti o il Likud deciderà per un altro candidato, cui Lieberman non potrà dire di no, e i bianco azzurri andranno all’opposizione, probabilmente destinati a sfasciarsi. Oppure si andrà alle quarte elezioni e la destra avrà buon gioco nel far pagare ai Bianco Azzurri la slealtà di un provvedimento di interdizione mai proposto in campagna elettorale e contrario alle scelte dell’elettorato. Mentre Israele ha da affrontare una situazione internazionale difficile e anche i problemi dell’epidemia, l’odio personale danneggia il paese e anche chi se ne lascia ottusamente guidare.

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