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    Shoah. Traslata la salma di Ernesta Mieli. Ora riposa nel cimitero ebraico di Roma

    Una piccola toccante cerimonia si è tenuta questa mattina nel cimitero ebraico romano di Prima Porta. Non è stato un funerale come gli altri. Ad accompagnare la salma di Ernesta Mieli z.l., non c’erano ne amici ne parenti, ma tanti ebrei correligionari che non hanno conosciuto Ernesta Mieli: il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, il presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, la chevrà kadishà di Roma, l’associazione di uomini e donne che si prendono cura della preparazione e sepoltura delle salme, secondo la tradizione ebraica. 

    È stato un funerale diverso dagli altri, come diversa dagli altri è stata l’esistenza di Ernesta Mieli che, catturata da nazifascisti a Roma (per una probabile delazione) il 2 febbraio 1944, fu deporta con la sua famiglia (padre, madre e due fratelli), prima nel campo di concentramento di Fossoli, poi nel campo di sterminio di Auschwitz e poi a   Theresienstadt, dove fu liberata nel maggio del 1945. 

    Unica sopravvissuta della sua famiglia, Ernesta Mieli tornò per un breve periodo a Roma, per poi trasferirsi nella cittadina calabrese di Gioia Tauro, dove morì sola, senza figli ne discendenti, nel 1997. Fu quindi seppellita nel piccolo cimitero comunale di Delianuova (RC): la sua storia umana di dolore, sofferenza e solitudine, sarebbe stata dimenticata.

    Ma così non è avvenuto, per merito di una signora del paese che incuriosita dalla lapide sulla tomba con un Maghen David (Stella di Davide), circa un anno fa iniziò a contattare diverse istituzioni ebraiche. Piano piano, si è pensato di ‘riportarla a casa’ e di traslare la salma nel cimitero ebraico di Roma, affrontando tutte le difficoltà sia normative, sia l’aspetto economico che è stato risolto con una sottoscrizione della comunità ebraica calabrese che di quella romana. Lungo e complesso è stato l’iter burocratico e autorizzativo, seguito con grande impegno e dedicando tanto tempo, dal consigliere della Comunità ebraica di Napoli, Roque Pugliese, che ha ottenuto tutti i permessi per la riesumazione della salma e per il suo trasporto. Per la riesumazione della salma è giunto da Roma anche un rappresentante della chevrà kadishà, che ha curato con particolare attenzione la raccolta completa dei resti, anche il più piccolo frammento osseo è stato raccolto.

    Così quel lungo e doloroso viaggio, iniziato 75 anni fa a Roma, proseguito attraverso la mostruosità del genocidio del popolo ebraico, e poi con l’ospitalità e accoglienza del popolo calabrese, è terminato da dove era iniziato. Da oggi Ernesta Mieli riposa nel cimitero ebraico della sua città e sulla tomba è stato recitato il Kaddish, la preghiera di suffragio per i morti.


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