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    ROMA EBRAICA

    “Facciamo rete contro il Cyberbullismo” – Alla scuola ebraica i genitori incontrano gli esperti

    Cyberbullismo, adescamento online, diffusione di materiale illegale, challenge temerarie e sex extortion. Sono solo alcune, pericolose, insidie, che si annidano nel folto del web e che ogni giorno aggrediscono molti ragazzi. Nell’apparente ambiente protetto di una stanza. I giovani sono connessi, eppure tremendamente soli e vulnerabili davanti ai loro Smartphone. Come possono gli adulti aiutarli e insegnargli ad utilizzare uno strumento con cui sono nati ma di cui non sono pienamente consapevoli delle minacce che nasconde? Bisogna proibire l’uso dei telefonini ai più piccoli o porre dei limiti modulabili (e non barriere) a seconda delle età? Come navigare in sicurezza nell’immenso oceano della rete? Per offrire alcuni spunti di riflessione, linee guida e consigli pratici in materia di web, social e minacce cibernetiche, le scuole ebraiche di Roma “Vittorio Polacco” e “Angelo Sacerdoti” hanno organizzato un incontro, fortemente voluto dalla direttrice e preside Roberta Spizzichino, tra genitori e la Dirigente del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica del Lazio, Alessandra Belardini assieme al suo staff, composto dall’Ispettore Melania Verrucci, Danilo Barlafanti e dalla psicologa Federica Bensi.

    Gli esperti, oltre a descrivere lo scenario in cui viviamo, hanno spiegato il ruolo fondamentale della prevenzione di alcuni fenomeni e della conoscenza degli strumenti da parte degli adulti. Troppo spesso, infatti, si crede che i ragazzi cadano nelle infinite trappole della rete, dell’utilizzo malato dei social, soltanto a causa della superficialità o ingenuità, mentre la catena delle buone pratiche parte dall’adulto. Esistono alcune parole importanti che è bene tener presente, termini, regole e che tracciano il percorso dei comportamenti virtuosi.

    Sei tu l’esempio

    «Per essere genitori oggi, bisogna essere credibili, e la credibilità si spende sul campo con l’esempio. – spiega a Shalom Alessandra Belardini – Perché la migliore espressione di genitorialità è proprio l’esempio”. In altri termini se l’adulto è il primo in famiglia ad avere comportamenti discutibili, tenendo sempre lo Smartphone in mano, con profili aperti sui social, con fotografie e contenuti pubblicati senza controllo, non si può essere credibili. Mentre quando un ragazzo ha l’esempio di un genitore responsabile nell’utilizzo degli strumenti, lo scenario cambia. “I figli ci emulano e talvolta ci giudicano…” ci ricordano gli esperti.

    Conoscere le regole per accompagnare i ragazzi

    “È necessario essere genitori informati, che conoscono gli strumenti utilizzati dai ragazzi. – continua la dirigente – Per essere un genitore consapevole e informato, bisogna seguire alcune regole: prima di far usare una cosa a nostro figlio, la dobbiamo usare in primo luogo noi per sperimentarla. Se c’è un’applicazione che ha dei rischi, dobbiamo capire prima noi quali sono. Instagram al di sotto dei tredici anni non si può scaricare, così come Tik Tok. Se glielo permettiamo, non siamo dei genitori credibili”. Il passo successivo è la condivisione della conoscenza: in sintesi, bisogna accompagnare i ragazzi nell’uso responsabile dei dispositivi. Come insegniamo loro ad attraversare la strada, bisogna insegnargli ad usare la rete, i social e tutto il resto. “Cerchiamo di comprendere anche il loro mondo. Proteggiamoli spiegando cosa accade nella rete, altrimenti andranno a cercare le risposte altrove”.

    Ogni cosa ha il suo tempo

    Se la regola ci impone di non permettere l’utilizzo di un determinato social network o una piattaforma ad un ragazzo perché non ha l’età giusta, questa va rispettata. E le minacce in questo senso sono molto pericolose perché “tenere gli Smartphone “aperti” ad ogni cosa, può esporre i ragazzi a contenuti che non possono sostenere psicologicamente”.

    Uno dei fenomeni più diffusi, è quello della partecipazione alle Challenge. Alcune, come è noto, sono molte pericolose. “Bisogna essere molto attenti agli indici di pericolosità. I giochi ad esempio, ci indicano l’età adatta, che va rispettata”.

    Quando la Privacy diventa una trappola

    “Non controllo le chat e i social di mio figlio, perché rispetto la sua Privacy”. Questa è una frase che si sente spesso pronunciare da molti genitori, convinti che il web possa essere come uno spazio segreto per i figli, da non invadere. Invece niente è più sbagliato. Ce lo assicurano gli esperti, che sottolineano l’assoluta necessità di un controllo dell’adulto su tutto quello che fanno bambini e gli adolescenti. “Anche per controllare cosa fanno i nostri giovani nel web e nei social abbiamo molti strumenti efficaci. Ad esempio osservare la cronologia è molto semplice e anche fondamentale”.

    Una foto postata è persa per sempre

    Una foto o un video postato in rete, non si può più cancellare. È perso. Di ogni contenuto condiviso nel web se ne perde il controllo per sempre e questo talvolta, come è noto, può generare fenomeni drammatici.

    No alle barriere, si alle regole e ai confini modulabili. Il Parental Control

    Nel mondo in cui viviamo proibire l’utilizzo degli Smartphone è molto difficile. “Siamo chiamati ad ascoltare i bisogni legittimi dei nostri ragazzi, ma dobbiamo mettere dei confini, che chiaramente nel percorso di crescita vanno spostati. La negoziazione fa parte del percorso, sta alla classe adulta contenere e porre dei limiti”. Il consiglio pratico è quello di installare e utilizzare il Parental Control “uno strumento che permette di modulare e limitare l’utilizzo del cellulare a seconda delle diverse regole e necessità”.  

    Il circuito di sensibilizzazione – Insieme per fare rete

    Fare rete, essere protagonisti di un uso responsabile dei dispositivi è l’elemento più importante della catena virtuosa. “Non bisogna far vivere il controllo ai ragazzi come un’imposizione, ma si deve renderli partecipi delle regole per spingerli ad essere “attori” del circolo di sensibilizzazione”. Un circolo composto, oltre che dai giovani, dalla famiglia, dalla scuola e dalle istituzioni, come la Polizia Postale. Fondamentale è parlare tra genitori, condividere esperienze. Osservare le dinamiche, “che se avvengono nelle chat di classe, non sono estranee alla scuola, che è legittimata ad intervenire”. “Ma c’è un modo per prevenire senza spaventare i ragazzi?” Chiede un genitore. “Certo. Basta avere un dialogo con loro e fargli capire per esempio il concetto di anonimato in rete. – rispondono gli esperti –, spiegando anche che l’identità virtuale non corrisponde necessariamente a quella reale e che può essere una trappola”. “Questo evento testimonia l’attenzione e l’impegno della nostra scuola nel fornire ai genitori tutti gli strumenti necessari per affrontare le sfide del mondo digitale e della rete. – spiega la Direttrice della scuola Vittorio Polacco e preside della “Angelo Sacerdoti” Roberta Spizzichino -. Sono convinta che soltanto attraverso la sinergia tra scuola e famiglie possiamo costruire un ambiente digitale, online, sicuro per i nostri studenti. Realizzare eventi come questo, è un tassello importante del percorso”. Un percorso, assicura Spizzichino, che proseguirà con incontri nella scuola tra gli esperti e gli studenti.

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