
Rav Elio Toaff z.l. è ricordato spesso come il rabbino capo di Roma per 50 anni, dal 1951 al 2001, un record nell’Italia del XX secolo e in Europa. Ma Rav Toaff fu anche il direttore del Collegio Rabbinico Italiano, carica che ricoprì però solo dal 1963 in poi. Quale il motivo della dilazione? Si reputò che il rabbino trentaseienne non fosse abbastanza esperto da dirigere il Collegio.
Il Collegio Rabbinico era nato a Padova nel 1829 e fra i suoi docenti annoverava il famoso Samuel David Luzzatto (Shadal). Con la sua morte nel 1865, il Collegio vide un grave declino e nel 1887 fu trasferito a Roma, città più attrattiva, sotto la direzione di Rav Mosè Levi Ehrenreich, rabbino capo di Roma. Ehrenreich però era già anziano e non in buona salute, e nel gennaio del 1899 il Collegio fu trasferito a Firenze sotto la direzione di Rav Margulies, rabbino capo della città che faceva faville nell’educazione ebraica. Con l’improvvisa morte di Margulies nel 1922, il Collegio vivacchiò per un po’ a Firenze finché fu deciso di farlo tornare a Roma nel 1933 al seguito del suo insegnante di punta, Umberto Cassuto, sotto la direzione di Rav Angelo Sacerdoti, rabbino capo di Roma.
Dopo la scomparsa di Sacerdoti nel 1935, la direzione del Collegio fu assunta nel ’37 dal nuovo rabbino capo di Roma, David Prato, che a causa del fascismo dovette emigrare in Eretz Israel alla fine del ’38, per poi tornare a Roma a guerra finita come rabbino capo e direttore. Prato risollevò le sorti del Collegio e della Comunità dagli sconquassi, in tutti i sensi, causati dalle persecuzioni nazifasciste.
Quando Prato morì nel marzo 1951, e ancora non si sapeva chi sarebbe stato il suo successore (Toaff sciolse le riserve solo nell’agosto di quell’anno), l’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane che amministrava il Collegio propose la direzione a Dante Lattes, il quale però declinò l’offerta mantenendo la responsabilità solo del Seminario Almagià. I corsi rabbinici e gli allievi furono allora trasferiti a Torino, dove il rabbino capo Dario Disegni aveva messo su una Scuola Rabbinica intitolata al suo maestro Margulies. Disegni fu designato direttore pro-tempore del Collegio. Nel 1955 il Collegio fu riportato a Roma sotto la direzione di Rav Alfredo S. Toaff, presidente della Consulta rabbinica e padre di Elio. Docenti a Roma erano Rav Elio Toaff stesso e Rav Yehudà Pavoncello (per noi romani, il Morè Nello). Solo alcuni allievi della Scuola di Torino vennero a Roma, molti rimasero sotto la guida di Rav Disegni.
Finalmente nel 1963, con la morte di Rav Toaff padre, la direzione del Collegio fu assunta da Rav Toaff junior, ormai divenuto abbastanza senior da poter guidare, con pieni poteri, l’istituto nato a Padova. Fu proprio con i due rabbini Toaff che si realizzò de facto la fusione dei Collegi rabbinici, quello di Livorno che era stato sotto l’influenza del grande Benamozegh e quello di Shadal e di Margulies. I tentativi di unificarli messi in atto nei primi decenni del Novecento erano infatti sempre stati infruttuosi.
Studiare al Collegio rabbinico con Rav Toaff era una esperienza tutta particolare. Negli ultimi tempi della sua direzione (primi anni ’90), a causa dell’età, le lezioni si svolgevano a casa del Rabbino, attorno a un tavolo tondo, il che dava una connotazione meno formale allo studio. Toaff aveva la rara capacità di intercalare le spiegazioni dei testi con racconti legati alla propria esperienza personale. A volte si diceva fra noi allievi: “Chissà cosa ci racconterà oggi il Rabbino!”. Sentire dalla voce dei Maestri come si erano confrontati con i casi in cui si erano imbattuti rappresentava un aspetto fondamentale nella fase di apprendimento.
Nel 1995, a 80 anni, Toaff decise che era arrivato il momento di passare le consegne della direzione (e sei anni dopo anche quelle della cattedra rabbinica).
Chissà se Rav Toaff fece mai caso che la sua direzione del Collegio era durata 32 anni. In ebraico 32 equivale alla parola lev (=cuore) e il cuore certamente ce lo metteva. Ma 32 è anche il numero delle vie della saggezza, come recitiamo nel popolare inno Bar Yochai, diffuso fra gli ebrei romani, livornesi e tripolini: shelosh ìmushtàim netivòt…
Didascalia foto: Rav Toaff con uno dei suoi numerosi allievi, Rav Funaro (Festa in Piazza 1981 – foto gds)