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    ISRAELE

    L’ex ostaggio Ilana Gritzewsky: “li ho implorati di non violentarmi”

    “Mi hanno fatto esplodere una granata vicino all’orecchio, facendomi perdere l’udito da un lato. E come se non bastasse, ho subito molestie sessuali. Mi toccavano continuamente durante il tragitto verso Gaza. In quel momento ho ceduto, sia fisicamente che mentalmente. Potevo sopportare l’umiliazione, ma non questo”. Con queste parole strazianti, Ilana Gritzewsky ha ripercorso davanti alla Piazza degli Ostaggi gli orrori vissuti durante i 55 giorni di prigionia a Gaza. Rapita il 7 ottobre 2023 dal Kibbutz Nir Oz insieme al suo compagno, Matan Zangauker, ancora oggi nelle mani dei terroristi, Ilana ha condiviso i dettagli agghiaccianti della sua cattura e detenzione.
    Quel giorno, lei e Matan si erano barricati nella stanza sicura della loro casa, sperando di sfuggire all’attacco. Dopo tre ore, però, i terroristi sono riusciti a entrare: “Sono entrati sparando, colpendo la porta blindata. Non abbiamo avuto scelta: siamo fuggiti dalla finestra. Mi hanno trascinata, caricata su una moto, coperta la testa con della plastica e bruciato la gamba con la marmitta. Mi tiravano per i capelli, mi colpivano allo stomaco, mi sbattevano contro un muro. Hanno perfino cercato di filmarmi con il mio cellulare”.
    Condotta a Gaza, è stata rinchiusa in una casa distrutta, sorvegliata da sette miliziani. “Pregavo che non mi violentassero. Mi dicevano che ero bella, che mi avrebbero sposata, che non sarei mai uscita da lì”. Sottoposta a continui interrogatori notturni, privazioni estreme e abusi psicologici, Ilana ha perso oltre 10 chili e ha sviluppato una colite. Dormiva a terra, tra insetti e sporcizia, senza cibo né acqua, e doveva chiedere il permesso persino per andare in bagno. “Ci hanno portato in ospedale, dove ho visto altri ostaggi. Eravamo rinchiusi in una stanzetta minuscola. Bisognava supplicare anche solo per usare la toilette”. Il momento più doloroso è stato quando ha scoperto che Matan era ancora vivo, in un tunnel poco distante. “Ho supplicato di vederlo, ma non me lo hanno permesso. Mi avevano trasformata in una marionetta. Quando mi hanno detto che sarei stata rilasciata, non volevo andare via: sapevo che la mia anima sarebbe rimasta lì con lui”.
    Da quando è tornata in libertà, nel novembre 2023, Ilana è diventata una voce instancabile per la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Ha concluso il suo intervento con un messaggio pieno d’amore e speranza per Matan: “Se mi sente, so che è forte. Se mi vede, vede anche tutte le persone qui riunite per lui. Che non perda la speranza, né la fede. C’è una madre leonessa che non smetterà mai di lottare finché non sarà tornato a casa”.

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