
Martedì il presidente russo Vladimir Putin ha incontrato al Cremlino Sasha Troufanov, ex ostaggio liberato da Hamas, insieme alla madre Yelena e alla compagna Sapir Cohen. Durante l’incontro, Putin ha ringraziato Hamas per quello che ha definito un “atto umanitario” nella liberazione degli ostaggi israeliani, evitando accuratamente di usare termini come “ostaggi” o “prigionia”.
Troufanov, detenuto per 498 giorni, ha espresso gratitudine a Putin per il suo intervento e ha implorato ulteriori sforzi per liberare gli altri ostaggi ancora a Gaza, commentando: “Sono miei fratelli — metà del mio cuore è ancora a Gaza”. Putin ha promesso che la Russia farà “tutto il possibile” per aiutare nella liberazione dei restanti prigionieri.
La madre dell’ex ostaggio, Yelena Troufanov, ha ringraziato personalmente Putin e il governo russo per il loro impegno, attribuendo la loro liberazione nel novembre 2023 all’intervento russo. Ha condiviso che quattro generazioni della sua famiglia hanno vissuto esperienze di prigionia, esprimendo la speranza che quella del figlio possa essere l’ultima. All’incontro hanno partecipato anche il rabbino capo di Russia Berel Lazar e il presidente della Federazione delle Comunità Ebraiche di Russia, Alexander Boroda. La nonna di Sasha, Irina Teti, anche lei ex ostaggio liberata nel primo scambio, non era presente. Questo evento ha segnato il primo incontro tra Putin e un ex ostaggio dal 7 ottobre, evidenziando il ruolo della Russia nei negoziati per la liberazione dei rapiti da Hamas.