
17 aprile 1944. Circa duemila uomini tra i 15 e i 60 anni vennero arrestati dalle truppe nazifasciste nel quartiere del Quadraro, una borgata ‘ribelle’ del Sud della Capitale, nota come “nido di vespe”, per la fama di essere un covo di partigiani e oppositori del regime. Di questi, 947 vennero deportati prima nel campo di concentramento di Fossoli e poi in Germania, per essere venduti come ‘schiavi’ nelle fabbriche del Terzo Reich. Tra i rastrellati, c’erano semplici lavoratori, perlopiù artigiani ed edili, ebrei, partigiani, militari allo sbando, carabinieri del fronte clandestino di resistenza. Questa azione repressiva, compiuta dai nazifascisti agli ordini del comandante Herbert Kappler, fu chiamata col nome in codice “Operazione Balena” (Unternehmen Walfisch).
Il rastrellamento nel quartiere popolare romano fu messo in atto dopo l’attentato di via Rasella e il conseguente eccidio delle Fosse Ardeatine, avvenuti tre settimane prima.