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    I parenti delle vittime di “Monaco ‘72” pensano di rinunciare per protesta alla cerimonia commemorativa della strage

    La strage

     

    Non è stata la strage terrorista palestinese più sanguinosa, visto che ha ucciso “solo” 11 israeliani (a Buones Aires, vent’anni dopo, furono assassinati 85 ebrei). Ma senza dubbio è stata quella con maggior impatto sull’opinione pubblica mondiale, perché si è svolta durante un grande evento mediatico come le Olimpiadi e in un luogo (la periferia di Monaco di Baviera, a pochi chilometri dal campo di Dachau), che suscita ricordi terribili. All’inizio di settembre saranno passati cinquant’anni da quei due terribili giorni di Monaco, quando undici atleti israeliani vennero presi in ostaggio nel villaggio olimpico di Monaco di Baviera e massacrati da un commando terrorista palestinese.

     

    Le colpe tedesche

     

    Le autorità di sicurezza tedesche sono state accusate di aver ignorato gli avvertimenti di un attacco durante i Giochi Olimpici, provenienti dai servizi segreti di Israele e da altre fonti. La risposta della polizia è stata gravemente inadeguata. I tre terroristi al tentativo di bloccare la fuga del commando palestinese, sono stati liberati pochi mesi dopo l’arresto, a seguito di un dirottamento. La Germania ha anche rifiutato di fornire pieno accesso ai documenti dell’attacco terroristico. Dalle carte riservate entrate in possesso dieci anni fa del settimanale “Der Spiegel” risulta che il governo federale tentò addirittura una trattativa di ampio respiro con i terroristi, proponendo loro una specie di Lodo Moro, cioè la garanzia che non avrebbero più colpito obiettivi tedeschi, in cambio di un riconoscimento politico e di sostegno economico: un’offerta rifiutata dai terroristi. I terroristi arrestati e oi liberati ricevettero però una somma equivalente a una decina di milioni di euro attuali.

     

    Il tentativo di consegnare la strage alla storia

     

    Nelle ultime settimane, in occasione dell’anniversario dell’evento, il governo tedesco ha deciso di fare una rivalutazione politica e giuridica dell’attentato, perché vede il prossimo evento commemorativo come “un’occasione per una chiara classificazione politica degli eventi del 1972”, come ha affermato il ministero dell’Interno. Ciò comporterebbe anche la nomina di una commissione di storici tedeschi e israeliani “per esaminare in modo completo gli eventi”. Si tratta evidentemente del tentativo di chiudere una ferita ancora dolorosa nei rapporti fra Israele e la Germania e di consegnare gli eventi alla storia, togliendoli all’attualità. Ma anche in questo tentativo di “storicizzare”, eliminando il senso ancora attuale  e le responsabilità della strage c’è molta leggerezza da parte tedesca. Uno degli ostacoli è il fatto che ancora non vi sia stata una piena ammissione delle responsabilità delle forze di sicurezza e anche del governo. Dal punto di vista tedesco la commissione di storici dovrebbe probabilmente servire a questo, ma la sua istituzione non è certo quel riconoscimento di colpa di cui c’è bisogno. Semmai è un modo di evaderne.

     

    La questione del risarcimento

     

    Poi c’è la questione dei parenti delle vittime e del risarcimento dei loro danni, che non è stato affatto trattato in maniera adeguata. Secondo il principale giornale di Monaco (la Süddeutsche Zeitung)  il governo tedesco avrebbe ora  deciso di pagare un risarcimento  alle famiglie degli atleti vittime del massacro, dopo aver versato già negli anni successivi due volte delle piccole cifre di “soccorso umanitario”. Le famiglie hanno dichiarato che la somma proposta è indecorosa, inferiore a quanto a suo tempo pagato ai terroristi come riscatto.

     

    La posizione delle famiglie

     

    Ankie Spitzer, vedova di Andre Spitzer, allenatore di scherma della squadra olimpica israeliana e portavoce delle famiglie in lutto – ha definito l’offerta “insultante” e inaccettabile. Ilana Romano, la vedova del sollevatore di pesi israeliano Yossef Romano, ha fatto eco alla disapprovazione di Spitzer per l’offerta tedesca, definendola “umiliante” e respinta dai sopravvissuti delle vittime. “Siamo stati maltrattati per tutto questo tempo e ora, dopo 50 anni, decidono di volersi assumere la responsabilità”, ha detto Romano. La Spitzer, ha detto che non metterà piede sul suolo tedesco finché la questione del risarcimento rimarrà irrisolta. Spitzer ha anche fatto sapere che, se non ci saranno novità, le famiglie delle vittime probabilmente boicotteranno la principale cerimonia di commemorazione a Monaco il 5 settembre.

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